Màscali è un comune di 11.075 abitanti della provincia di Catania.
L'odierna Mascali è sorta in prossimità del mare dopo la distruzione,
nell'anno 1928, di quella antica, sepolta dalla lava dell'Etna
e di cui rimane solo una traccia nell'allora periferico quartiere cittadino
di Sant'Antonino, oggi frazione.Quella Mascali aveva, in verità,
già subito la furia dell'Etna e danni gravissimi specialmente in seguito
al cataclisma che, nel 1693, devastava pure Catania:
si discusse se ricostruirla nella cosidetta "piana",
ma la paludosità della zona e l'attaccamento alle origini
indussero ad una ricostruzione "in loco".Quanto alle origini di Mascali,
esse si perdono nel tempo e, allo stato degli atti,
costituiscono un problema che alimenta gli studi
e le controversie di ricercatori ed eruditi.
Certamente, tutta la zona jonico-etnea vide fin dai tempi più remoti
la presenza dell'uomo ed in seguito quella delle grandi civiltà classiche,
greca e romana.Tuttavia, il nome di Mascali appare in epoca bizantina,
grazie alla menzione che ne fa, nell'Anno 593 d.C.,
Papa Gregorio Magno in una "epistola" diretta al Vescovo di Taormina,
Secondino, per dirimere una controversia concernente il monastero di Sant'Andrea,
"quod est super Mascalas" e da lui eretto su una grande proprietà ("fundus")
già di sua madre (Santa) Silvia, patrizia romana.
Il luogo della fondazione gregoriana è identificato, dalla tradizione
e da testimonianza epigrafica, non coèva ma assai antica, nel Santuario di Vena,
oggi in Comune di Piedimonte Etneo.
Ciò conforta l'interpretazione che il toponimo Mascali
sia riferibile al greco parlato dai Bizantini che, guidati da Belisario,
avevano riconquistato, sin dal 535 d.C., la Sicilia:
essi amavano attribuire ai luoghi da loro incontrati nella riconquista e,
presumibilmente, privi di passato a valenza storica, nomi derivanti
da caratteristiche naturali. Mascali significherebbe appunto "ramoso",
e quindi boscoso. Del resto, presso la frazione di Nunziata
esiste tutt'ora una chiesa bizantina con resti di affreschi.
Proprio il bosco, la macchia più folta, caratterizzeranno a lungo
il territorio mascalese rendendolo,
agli occhi degli antichi sovrani di Sicilia
- soprattutto quelliAragonesi - ideale per la caccia,
come del resto la "piana di Mascali", pittoresca e paludosa anche se
alquanto malsana.Questa Mascali, alta sul monte e visibile dal mare
(con tutti i rischi che ciò comportava) dovette passare attraverso
varie fasi di sviluppo: da "casale", a "villa",
fino a divenire città vera e propria.Certo si è che già
nella prima metà del secolo XII° il geografo arabo Idrisi ne decantava
la prosperità,la laboriosità delle popolazioni e la ricchezza di acque.
Una terra ed una comunità, dunque, provviste di un buon potenziale,
quantunque sottoposte al vulcano che, con le sue colate laviche
- le "sciare" - ed i suoi sussulti ne mutava, nel tempo, l'aspetto.
Intanto si era verificato un evento importante, destinato a porre
le basi per l'evoluzione tutta particolare della zona, la quale finirà
per derivarne certe sue peculiari linee di sviluppo socio-economico.
Tale evento fu la donazione, da parte dei Normanni, al Vescovo di Catania
del territorio mascalese nel secolo XII°,
dopo la liberazione della Sicilia dal dominio degli Emiri arabi.
Alla "mensa" vescovile venne, naturalmente, dato il possesso materiale,
rimanendo quello spirituale alla diocesi di Messina.